Carmelo Bene (1937- 2002), poeta, attore, regista, drammaturgo, scrittore, critico, ha tradotto in performances il continuo processo di risemantizzazione della lingua e della cultura, il loro essere traversate da citazioni invisibili. Le sue opere sono orizzontalmente tessute da fili e fili che si interconnettono in un gioco intertestuale che mette a nudo quanto ogni testo e personaggio non sia che l'integrale degli equivoci che la loro storia vi ha lasciato persistere [parole di Lacan in riferimento alla langue]. Negando ogni logica genealogica, attraverso una pratica filologica à rebours, ha gettato Pentesilea, Salomè, Don Giovanni, Faust, Sade, Lorenzaccio (sono questi i lavori di Carmelo Bene qui analizzati) in sentieri ramificati dove interferiscono personaggi, autori e critica. Carmelo Bene ha messo sé stesso in gioco. Ultimo dandy, con sprezzatura ha modulato argomenti complessi destituendo qualsiasi legittimità a traversare il patrimonio culturale muniti di grammatiche e logiche blindate.
Par
Beatrice Barbalato Chez
Presses Universitaires de Louvain - UCL
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